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L'arte di Escher attraverso le sue riflessioni, i suoi viaggi, i suoi spazi mentali

«Quasi tutto quello che costruiamo e formiamo – case, stanze, armadi, tavoli, sedie, letti,

libri – sono essenzialmente delle scatole rettangolari. Sono terribilmente noiose e irritanti

quelle pareti delle nostre stanze, sempre con gli stessi vecchi angoli di 90°. La nostra unica

consolazione è che non possiamo farne a meno. Non è colpa nostra; ci piaccia o meno

dobbiamo obbedire alla forza di gravità, il nostro tiranno».


M.C. Escher, Relatività (part), 1953


Queste riflessioni che Escher ci ha lasciato, ci aprono alla sua concezione dello spazio; uno spazio essenzialmente mentale o “concettuale”, come diremmo oggi, sintesi di teorie matematiche e visioni paradossali. Approfondendo lo sguardo sulla sua attività artistica, non possiamo non ripercorrere la storia dell’arte che dal XVIII secolo arriva fino ai giorni nostri, facendoci attraversare il dibattito sulla visione e sulla percezione visiva che da Piranesi, passa attraverso Picasso, Balla, Klee, fino forse alle meraviglie di Gaudi.


G.B. Piranesi, Invenzioni capricciose di carceri,1745-1750


Tutta l’attività grafica del nostro artista è una sorta di crescendo verso una libertà espressiva che dalle prime xilografie e litografie, per lo più rappresentanti scorci di paesi e città (italiane, a partire dal 1921) , arriva ad una visione molto personale ed originale per la quale è conosciuto in tutto il mondo.

Escher frequentò la scuola di architettura e arti decorative di Haarlem dalla quale apprese l’arte dell’incisione, che caratterizzò tutta la sua produzione artistica che si può definire essenzialmente grafica. I suoi esordi non furono entusiasmanti ma, in seguito ai diversi viaggi in Italia, Escher scoprì la magnificenza del paesaggio attraverso il viaggio a dorso di mulo, lentamente, godendo di ogni istante e di ogni visione che gli si presentava davanti, che gli portarono maggiore notorietà. Il periodo italiano, che culminò con un trasferimento per diversi anni a Roma, fu ricco di litografie che ritraggono località spettacolari, riprese anche in Abruzzo, dalle quali l’artista trarrà parte della sua visione poetica della maturità.

M.C. Escher, Belvedere, 1958


Dall’Italia andò via disturbato dal vento fascista che negli anni ’30 cominciava a tirare sempre più forte, per viaggiare ancora per l’Europa ed arrivare a Granada, nel 1937, che rappresentò il punto di svolta nella sua carriera artistica. La scoperta dell’Alhambra, con le sue architetture e le sue opere d’arte legate al mondo arabo, fu l’inizio di un percorso nuovo che attraverso le “tassellature”, traeva un geometrismo singolare e poetico, che lo portò a sintetizzare il suo vocabolario visivo in una sorta di cosmogonia libera ed unica.

Alessandro Antonucci


M.C. Escher, Metamorfosi II, 1939-1940

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